venerdì 24 agosto 2007

L'investigazione scientifica sulle scie chimiche: motivazioni, obiettivi e strategie.

Vale la pena investigare scientificamente sulle scie chimiche? E se ne vale la pena, come va effettuata tale investigazione?
In questo articolo cercherò di rispondere a queste domande.

Come forse non tutti sanno, nel corso degli ultimi anni la questione delle scie chimiche è arrivata in Parlamento. Non solo in quello Italiano, ma anche in quello Europeo, nel Parlamento Greco e nel Consiglio Regionale della Sardegna [1], [2], [3].

Qualche giorno fa ho letto il testo dell’interrogazione parlamentare sulle scie chimiche presentata dal Senatore Nieddu il 13 giugno 2006 e la relativa risposta del Ministro Pecoraro Scanio del 13 Novembre 2006 [4].

In tale interrogazione il senatore Nieddu dice, riassumendo, che sui cieli della Sardegna sono state notate da parte della popolazione residente, creando una forte preoccupazione, scie conseguenti ad un intenso traffico di aerei non identificati i quali percorrono rotte non convenzionali. Queste scie, ricorda il senatore, generano una sorta di reticolati, che non si dissipano subito ma che si allargano e lentamente si espandono formando un manto nuvoloso.

Come ha risposto il Ministro Pecoraro Scanio a tale interrogazione? il Ministro dice, in sintesi, che dall’esame della letteratura specifica e dal contenuto dei siti specializzati non è possibile dimostrare l’esistenza delle scie chimiche. Il ministro ricorda che tali siti in particolare risultano carenti da un punto di vista scientifico. L’interpretazione più plausibile del fenomeno, conclude, e che i presunti episodi di scie chimiche siano in realtà comuni scie di condensazione che sono durate più a lungo ed hanno assunto forma peculiare per effetto delle condizioni metrologiche.*

Vediamo di discutere questa risposta.

Il concetto di fondo di tale risposta è che l’esistenza delle scie chimiche non può essere dimostrata in base all’esame della letteratura di riferimento.

Per comprendere tale concetto, dobbiamo avere chiaro come si fa a dimostrare un fenomeno in ambito scientifico. Un fenomeno dimostrato scientificamente e' un fenomeno descritto da uno o più ricercatori, la cui descrizione è stata esaminata e ritenuta corretta da altri ricercatori esperti della materia. Di norma tale processo avviene con la pubblicazione dei risultati della ricerca su un giornale scientifico. Un ricercatore raccoglie dei dati e li riassume in un articolo che propone a una rivista scientifica. L’editor della rivista valuta in primo luogo se l’articolo è idoneo per quella rivista. Se lo ritiene idoneo, lo invia a 2 o 3 esperti della materia che, anonimamente (in certi casi solo se lo desiderano) e senza essere pagati, giudicano il lavoro. Questi esperti, o referee, evidenziano errori, incongruenze ed esprimono alla fine un giudizio di idoneità o meno per la pubblicazione, suggerendo talvolta ulteriori esperimenti o prove da fare per validare il risultato proposto dal ricercatore.
Un ricercatore, tuttavia, può decidere di pubblicare i propri risultati o le proprie teorie su un libro o anche su un sito internet, senza passare per una rivista scientifica. Se le teorie del ricercatore risultano fondate, forti e inconfutabili, la comunità scientifica le accetterà. Si veda il caso del matematico russo Grigory Perelman che ignorando le più prestigiose riviste del settore, aveva preferito presentare su Internet la sua soluzione alla congettura di Poincarè, uno dei problemi matematici più difficili che da cent’anni resisteva a qualsiasi tentativo di soluzione [5].
D'altro canto, un articolo pubblicato su una rivista con referaggio non implica che esso sia un dogma. E' successo che un articolo sia stato "ritirato" dopo la pubblicazione su una prestigiosa rivista scientifica perché un lettore attento si era accorto di incongruenze nella ricerca.
Ad ogni modo, una pubblicazione su una rivista scientifica con referaggio ha il suo indiscutibile peso.

Quindi, riguardo alla carenza scientifica, intesa come assenza di pubblicazioni con articoli sottoposti a referaggio, il Ministro ha ragione: gli articoli pubblicati sui siti specializzati in scie chimiche non subiscono il processo di referaggio anonimo testé descritto, e nelle riviste scientifiche dove gli articoli sono invece sottoposti a tale referaggio, non troviamo lavori che descrivono il fenomeno delle scie chimiche. Se ad esempio mettiamo la parola chemtrails (scie chimiche in lingua inglese) nel motore di ricerca della banca dati scientifica PubMed [6] non troviamo nessuna entry, a differenza della parola contrails (scie di condensa) che riporta tre articoli sull'argomento. Se ripetiamo la stessa ricerca nella banca dati Web Of Science [7] troviamo una entry per la parola chemtrails, un articolo dal titolo "Chemtrails conspiracy" [8], e 206 entries per contrails.

Tuttavia, il fatto che un fenomeno non sia ancora stato descritto in un giornale scientifico non significa assolutamente che quel fenomeno non sia reale. Può essere che nessuno abbia tentato di dimostrarlo o può essere che qualcuno lo abbia dimostrato ma non abbia presentato tale dimostrazione ad alcun giornale (vedi il caso del matematico russo).
Di conseguenza, la mancanza di pubblicazioni scientifiche sulle scie chimiche non implica affatto che esse non esistano. A conferma di ciò, il Ministro dice che l'esistenza delle scie non può essere dimostrata, non che esse non esistano.

Risulta quindi chiaro che nella questione scie chimiche il problema di fondo è quello di dimostrare scientificamente che le scie chimiche esistono. Produrre cioè delle prove che vengano accettate dalla comunità scientifica.

Nella risposta del Ministro, comunque, non si considera la possibilità che lo Stato si prenda l'onere di dimostrare se le scie chimiche esistano o meno.
Come mai? Da cosa dipende questa scelta?
Il decidere se investigare scientificamente o meno sul fenomeno scie chimiche dipende essenzialmente, come per ogni scelta, da una valutazione del rapporto rischi/benefici che tale scelta comporta.

Nel caso delle scie chimiche, l'effettuare ricerche scientifiche vuol dire rischiare di spendere soldi e tempo per niente nel caso si dimostri che le scie chimiche non esistano, ma vuol dire anche "salvare" popolazione e pianeta nel caso le scie chimiche esistano. Se vogliamo, possiamo considerare anche un altro elemento da aggiungere ai rischi che l'investigazione comporta: investigare su un argomento come le scie chimiche vuole dire andare incontro a scherno e derisione, e a possibile perdita di credibilità e di status, visto lo scenario da fantascienza, difficilmente accettabile, che la teoria delle scie chimiche prospetta.

Non effettuare ricerche scientifiche sulle scie chimiche vuole dire invece rischiare di non fare nulla per bloccare il lento avvelenamento della popolazione e lo sconvolgimento climatico prospettati dalla teoria delle scie chimiche, nel caso in cui le scie chimiche esistano davvero, ma vuol dire anche non "buttare via" soldi e tempo ed evitare di fare una pessima figura nel caso che le scie chimiche non esistano.

La relazione rischi-benefici/investigazione-non investigazione è riassunta nella seguente figura.



Ora, il rischio di non fare niente per tutelare la salute del pianeta e della popolazione è ovviamente un rischio terribile. Il rapporto rischio beneficio è quindi molto più alto nella scelta di non effettuare indagini scientifiche.
Tuttavia tale rischio non ha pesato nella scelta del Ministero** . Perché?

Evidentemente perché la possibilità che le scie chimiche esistano è stata ritenuta una non-possibilità o una eventualità remotissima. Se escludiamo che le scie chimiche possano esistere, azzeriamo istantaneamente il rischio principale, e così la scelta è presto fatta.

Ma tale assunzione è giusta? Siamo sicuri che le scie chimiche non esistano?
Al momento quello che sappiamo è che nessuno ha pubblicato su giornali scientifici prove della loro esistenza, che è altra cosa. Quindi, a mio avviso, non possiamo escludere la possibilità che le scie chimiche esistano. E se non possiamo escludere tale possibilità, decidendo di non investigare sulle scie chimiche ci assumiamo un rischio molto alto.

In base a queste considerazioni, la cosa a mio avviso più giusta da fare è quindi investigare.

Per questo motivo, molte persone nel mondo hanno deciso di investire un po' del loro tempo libero e qualche soldino per verificare se c'è qualcosa di vero nella teoria delle scie chimiche.



Vediamo ora di discutere come andrebbe effettuata la ricerca scientifica sulle scie chimiche.
E' già stato raccolto molto materiale che proverebbe l'esistenza delle scie chimiche e altro ne può essere raccolto se il fenomeno continuerà. Come dovrebbe essere utilizzato tale materiale?
Alla luce di quanto detto sin'ora, risulta chiaro che pubblicare indagini scientifiche senza che esse siano sottoposte a referaggio, anche se serie e ben fondate, non produrrà risultati utilizzabili in sede di confronto politico. Come abbiamo visto, in sede governativa contano le pubblicazioni scientifiche.
Bisogna anche considerare che una indagine pubblicata su una rivista scientifica non deve più essere dimostrata. Ha già superato questo passaggio, che spesso non è un passaggio indolore. Una indagine senza referaggio deve invece essere necessariamente giudicata, e non sappiamo quale sarà il giudizio. Utilizzare quindi in un ipotetico confronto sull'esistenza delle scie chimiche una prova che potrebbe essere ritenuta non valida, è un rischio.
Infine, proporre una ricerca ai referee presenta ulteriori vantaggi: permette di riconoscere eventuali errori di cui non si era tenuto conto e di ricevere importanti consigli.

Quindi, se riteniamo di avere prove che dimostrino la veridicità della teoria delle scie chimiche e vogliamo che la questione sia presa in considerazione a livello politico, è necessario che le nostre ricerche vengano pubblicate in riviste scientifiche sottoposte a referaggio anonimo. In questo modo esse assumeranno un aspetto che le renderà ancora più forti: l'ufficialità.
Tali ricerche dovranno presentare dati relativi ad osservazioni di fenomeni anomali nelle scie, aerei, nuvole, acqua piovane, terreni, ed essere condotte con metodo (osservazioni ripetute, controlli positivi e negativi, analisi della letteratura del settore). Alcune riviste a cui inviare manoscritti relativi a prove della esistenza delle scie chimiche potrebbero essere ad esempio: Journal of Aircraft, The international Journal of Meteorology, Journal of Climate, Journal of the Atmospheric Sciences.
Un'impresa impossibile? Forse, ma bisogna tentare.

Vediamo infine a cosa può portare questa investigazione scientifica.

Le ricerche potrebbero anche non portare a niente. Potrebbe risultare impossibile dimostrare scientificamente l'esistenza delle scie chimiche e si rimarrebbe nel dubbio per sempre.

Oppure, potrebbe venir dimostrato che ci sono aerei che passano sulle città spargendo porcherie di tipo chimico-biologico. Immagino che a quel punto verrebbero presentate nuove interrogazioni parlamentari, questa volta ricche di pubblicazioni scientifiche referate. Lo Stato si renderebbe conto dell'operazione di irrorazione in atto e, ovviamente, la bloccherebbe, impedendo con ogni mezzo agli aerei chimici di sorvolare le irrorare e città. Immagino che verrebbero anche tirate le orecchie a spruzzatori e mandanti.

Se invece venisse dimostrato che le scie chimiche non esistono, non succederebbe proprio niente di male. Anzi, per quel che mi riguarda, durante le ricerche sulle scie chimiche ho imparato tante cose interessanti su argomenti complessi e affascinanti come nuvole, aerei, fenomeni atmosferici, per cui se anche si dimostrasse la non esistenza delle scie, io avrei comunque guadagnato qualcosa in termini di nuove conoscenze.

Per concludere, è importante, per il bene di tutti, investigare scientificamente sulle scie chimiche allo scopo di verificare se esse esistono. Se verrà dimostrato che le scie chimiche esistono, i risultati delle ricerche andranno pubblicati su riviste scientifiche sottoposte a referaggio, affinché tali risultati possano essere utilizzati in sede politica come prove degli avvenuti sorvoli chimici .
Un’interrogazione parlamentare che riporti dati di anomalie nei cieli pubblicati su riviste scientifiche nazionali o internazionali sottoposte a referaggio anonimo non potrebbe, necessariamente, ricevere la stessa risposta che ha avuto la lodevole interrogazione del senatore Nieddu.

Note


*Il Comitato regionale di sensibilizzazione sulle scie chimiche di Nuoro (http://www.sciesardegna.it/) ha pubblicato una replica alla risposta del Ministro (http://www.sciesardegna.it/docs/061124rispcom.pdf).

**Anche la risposta della Commissione Europea all'interrogazione scritta di Erik Meijer (GUE/NGL) non prevede interventi per verificare se le scie chimiche esistono [2].

Bibliografia

[8] Hanson D. Chemtrails conspiracy (2005). Chemical & Engineering News. 83 (15), 64-64 . N.B. Questo articolo non risulta presente nel database della rivista Chemical & Engineering News. Nella rivista, a firma Hanson D, sono presenti vari articoli ma non l'articolo citato da Web Of Science.

19 commenti:

Rosario Marcianò ha detto...

Cito quanto afferma la dottoressa Ildegarde Staninger (patologa) e le dichiarazioni del Dottor Castle 8esperto in materiali sintetici), del Massachusetts Institute of Technology Non sono io che lo dico, ma due eminenti scienziati, boicottati dalle autorità governative poiché osani dirci la verità!

[...]Le nanomacchine del Morbo di Morgellons ricevono onde radio, microonde ed ELF. Le fibre delle scie chimiche, analizzate dal dottor Michael Castle, esperto di materiali sintetici, risultano essere le stesse nanomacchine, estratte dai pazienti di Morgellons, dalla dottoressa Hildegarde Staninger, tossicologa.

Il M.I.T. (Massachusetts Institute of Technology) è l'unico dei laboratori che ha identificato questi filamenti come nanomacchine. Secondo il Dottor Castle, esse vengono diffuse in quasi ogni regione e paese del mondo.

I pazienti riportano che una persona potrebbe non avvertire la presenza di questi impianti, sino a quando non vengono "accesi", cioè attivati attraverso un controllo a distanza. Le fibre copiano il DNA. I malati riportano che i loro capelli non sono capelli. Un campione di "capelli" è stato mandato a questi laboratori ed è stato appurato che sono pseudo-capelli. I materiali possono creare forme di vita chimeriche, che spesso sono simili ad insetti. Le fibre possono non solo ricevere, ma anche trasmettere frequenze per creare queste pseudoforme di vita e causare patologie.


Quindi, non è esatto dire che non esistono prove e che non esistono studi. Purtroppo negli Stati Uniti, solo ora i centri universitari e gli scienziati non venduti, stanno cominciando ad ammettere che le operazioni di aerosol clandestine, non solo esistono, ma anzi provocano gravissime patologie, direttamente collegate alle sostanze cosparse nei cieli del mondo. Negli Stati Uniti, ora, dopo il colpevole lassismo di anni, vengono diagnosticati 1.000 casi al giorni di Morbo di Morgellons.

Ed in Italia... cosa facciamo? I servizi incaricano personaggi di pochi scrupoli per screditare persone come noi, mentre enti ufficiali come il CNR, dirigono seraficamente studi sugli aerosol in atmosfera e sui loro effetti sulla popolazione.

Sul fenomeno chemtrails le ricerche ed i realativi risultati esistono eccome, ma è ovvio che nessun governo o politico ammetterà mai che, con il loro beneplacito, tutti noi veniamo giornalmente avvelenati. Il nostro Pecoraro Scanio sa bene di quello di cui si parla ed è al corrente della reale entità del fenomeno. Sa tutto! Anche i portaborse (e non è una battuta) sono al coorente di molte cose, ma ti pregano di cambiare argomento, se solo provi ad intavolare il discorso scie chimiche. Idem per i militari contattati.

Pensiamo forse che il N.O.E. ci attacchi la cornetta in faccia o ci fornisca numeri di telefono palesemente errati solo per scaricarsi dei noiosi cittadini visionari? Affatto! Non è così! Essi stessi hanno ordini da eseguire. Ordini che vengono dall'alto! Dalle più alte cariche dello Stato!

Mi dispiace dirlo, ma non è questione di prove o di studi scientifici mancanti. Semmai è più corretto dire che si preferisce buttarla sul ridicolo ed evitare l'argomento, sin quando sarà possibile, perché... CHI TOCCA, MUORE!

Ed ora... guardate il cielo. Svegliatevi! prima che sia tardi!

Rosario Marcianò ha detto...

L'intervista alla Steninger...

Rosario Marcianò ha detto...

Altro link utile a dimostrare che studi ve ne sono. Piuttosto, siamo di fronte ad un cover-up che non ha eguali nella storia dell'umanità.

Zret ha detto...

Un ottimo lavoro epistemologico, Cieli azzurri. Purtroppo, come ci insegna la scuola di Francoforte, la scienza obiettiva non esiste: essa � strumento del sistema, essa � ideologia, essa � organica al potere. Basti pensare alle teorie scientifiche errate, ma che vengono insegnate ed imposte, come lo spazio vuoto che si curva, come il Big bang, il darwinismo etc.
Senza dubbio il pecoraro sa, ma finge di non sapere: i politici sono burattini incapaci di pensare e di capire. Le evidenze esistono gi� non occorre l'imprimatur di una prestigiosa rivista "scientifica" controllata dai soliti noti. Il potere non ammetter� mai di aver cospirato contro i popoli.

Ciao

cieliazzurri ha detto...

Ciao Straker.
La motivazione addotta da ministro e commissione è: mancanza di pubblicazioni scientifiche. Iniziamo a produrle. Poi si vedrà.
E' una strada aperta e percorribile. E' una strada possibile. E' una strada che non costa fatica se non quella di raccogliere prove e scrivere articoli.

La pubblicazione aggiunge valore alla prova, la rende più forte.
La tua prova del laser ad esempio dovrebbe essere pubblicata in una rivista scientifica. Diventerebbe ancora più pesante di quello che è. Ci sono tutti gli elementi.

I dati sulle nanomacchine del Dr. Castle sono già stati pubblicati in una rivista referata? Se sì, sarebbero dati forti per un eventuale nuova interrogazione parlamentare, questa volta ricca delle pubblicazioni richieste.

Io non vedo altre strade.

Dal mio punto di vista, quello che posso fare è tentare di produrre prove forti di anomalie legate a scie di aereo che passino il giudizio dei referee.

Se io vado a fare un seminario all'università sulle scie, mi viene chiesto se ci sono pubblicazioni.
Io posso portare i miei dati, ma se non c'e' niente di pubblicato gli scienziati non passano nel gruppo di chi si convince che c'e' qualcosa di vero. Permangono, se va bene, nel gruppo di chi pensa che c'e' qualcosa di anomalo. Per questo passaggio ci vogliono prove forti. E in ambito scientifico si crede alle pubblicazioni.

Tu dici che non è questione di prove o dati mancanti. Quindi non ci sarebbe più niente da fare.

Io spero che ci sia ancora una stradina che porta alla verità. E questa strada la si percorre con le evidenze scientifiche forti da mostrare al mondo.
Ci servono prove forti, sicure, che qualunque scienziato sia costretto ad accettare. Prove come "La prova" da distribuire e far conoscere.

cieliazzurri ha detto...

Ciao Zret,

La strada della dimostrazione scientifica è ancora aperta e bisogna percorrerla. Io penso che avendo dati certi, forti, prima o poi si riuscirà a pubblicare qualcosa in qualche giornale. E a quel punto si vedrà.
Già raggiungere quel punto non sarà facile.

cieliazzurri ha detto...

-Il ministro e la commissione europea dicono che non è dimostrato che le scie chimiche esistono (mancano pubblicazioni referate).

-La NASA dice che le scie di condensa possono durare giorni (con la variazione di umidità spiegano tutto).

Di fronte a quete affermaziono abbiamo due possibilità:

1) contestare queste affermazioni (strada difficile)

2) accettare queste affermazioni e vedere se accetandole si riesce a dimostrare l'esistenza delle scie chimiche (strada meno dolorosa).

Io opto per la 2) perchè al momento ci sono delle buone carte da giocare (pubblicare dati su riviste referate e dimostrare anomalie delle scie diverse dalla persistenza).

Fra due strade, una in salita e una in discesa è meglio scegliere quella in discesa.
Vediamo dove ci porterà.

Rosario Marcianò ha detto...

Vedi, caro amico. Ribadisco che il problema è uno solo: il muro di gomma. Nessun referente scientifico è disposto a pubblicare un bel nulla! Perché giocarsi la carriera e mettersi contro militari ed elites politiche, quando la loro vita è così tranquilla? Lo stipendio, gli agi, la notorietà. Chi glielo fa fare?

In questi anni, nel mondo, le prove raccolte sono centinaia. Le persone, enti, associazioni ecc. contattate sono state migliaia. Mai nessuno che si sia degnato di risponderci.

In definitiva... se uno non ammette l'evidenza di un siffatto fenomeno, le cose sono due: o è cretino oppure è corrotto. Non ci sono vie di mezzo e tu che hai intelligentemente affrontato questo argomento scottante (ci vuole intelligenza e coraggio per poterlo fare), sai bene di chi e di cosa parlo. Col tempo ti renderai conto anche tu che sperare in una collaborazione della comunità scientifica e/o delle autorità plitiche ed istituzionali, è una chimera, in quanto, essi per primi sono i responsabili, attivi o passivi, dell'avvelenamento della biosfera.

Una volta compiuto questo salto quantico, la Tua prospettiva sarà differente e comprenderai che nessuno studio scientifico verrà mai reso pubblico come intendiamo noi, perché questo significherebbe dover scavare nel marcio e non hai idea di quello che verrebbe fuori.

cieliazzurri ha detto...

Caro Straker, in ogni caso io ci proverò e spero che ci proverai anche tu. Spero che proverai a inviare a qualche giornale, qualsiasi giornale scientifico, un articolo con i dati della prova del laser.

A parte l'obiettivo strategico di produrre prove da utilizzarsi in ambito politico, è anche giusto pubblicare per far conoscere le nostre ricerche. Blog e YouTube hanno visibilità, ma le riviste scientifiche sarebbero lette dalla comunità scientifica. E la comunità scientifica è un serbatoio di capacità e risorse importantissime. Scienziati che si accorgono delle scie chimiche sarebbero potenti alleati. La maggior parte di essi non ha mai sentito parlare di scie chimiche.

Io sto pensando a cosa inviare e a chi. Magari l'articolo mi torna indietro 100 volte ma magari trovo un giornale con un editor che è nel gruppo che crede alle anomalie. E se i dati sono incontrovertibili, i referee non possono rifiutarli.

Proverò poi a organizzare un seminario scientifico all'università qui a Milano per far conoscere la cosa.
Se si mostrano a uno scienziato dei dati di anomalie, egli, dopo avere appurato che non ci sono altre spiegazioni possibili, non può rimanere indifferente.

Poi, si potrebbero inviare contribuiti a congressi di meteorologia (poster). I poster non vengono referati ma devono solo essere accettati. Se venisse accettato un poster su "Scie anomale di aereo" ad un congresso di meteorologia sarebbe un bel colpo. Inoltre ai congressi si potrebbero conoscere studiosi di meteorologia che potrebbero essere interessati alla cosa e contribuire alle ricerche.

Rosario Marcianò ha detto...

Le risposte della NASA in un ironico articolo a firma di Massimo Mazzucco.

Clicca QUI.

Rosario Marcianò ha detto...

Caro amico. Mio fratello ed le abbiamo tentate tutte, ma chissà che tu non possa essere più fortunato di noi. E' logico che è fondamentale trovare un definitivo ottimo referente, ma penso che sia più facile essere colpiti da un fulmine a ciel sereno.

Io di materiale ne ho a iosa. Resto quindi a disposizione.

In bocca al lupo. :-|

cieliazzurri ha detto...

L'articolo sulla NASA l'ho letto proprio ieri sera :)

Il discorso sulla NASA, come ho detto, è secondo me questo: prima, vediamo se ci sono delle "falle" nella attuale teoria scientifica sulle scie di condensazione, e mi sembra che ce ne siano. La tua prova: aereo con scia a 3500 metri. Ce ne sono anche altre, tipo gli aerei con le appendici asimmetriche. Giochiamo queste carte e vediamo.
Se non si riuscirà a produrre niente dalle falle, allora uno può pensare ad attaccare lo scafo. Ma sarà dura. E' un acciaio ben spesso.
Se in un seminario uno dice "La spiegazione della NASA sulle scie di condensazione è sbagliata" deve portare argomenti fortissimi e inattaccabili perchè è la credibilità della NASA contro la sua.
Per cui, prima dell'attacco alla corazzata, vediamo se si riesce a entrare da qualche oblò rimasto aperto.

Per quanto riguarda le pubblicazioni, si potrebbe pensare a scrivere un articolo o una communication su "La prova".
L'ideale sarebbe: 3 prove che confermano il risultato (se non ci sono, si va con una).
Prova positiva: collimare qualcosa che sta a 3000-4000 metri.
Prova negativa: non collimare qualcosa che sta a 8000-10000 metri.
Analisi statistica di diagrammi di appleman relativi ai 4000 metri.
Introduzione sull'argomento.
Descrizione di materiali e tecnica.Conclusioni.

Si può confezionare un bell'articolo e inviarlo a qualche rivista.
Anche per vedere qual è l'effetto, cosa rispondono.

Se vuoi, possiamo lavorarci.

Rosario Marcianò ha detto...

Per me va bene. A proposito di quote, penso che la prova del CCD non ti sia sfuggita. Comunque sia, te la segnalo qui.

Il laser può essere una strada, ma ve ne sono altre, tipo quella or ora segnalata, che hanno una consistenza molto più tecnica ed inconfutabile.

Ancora... e non penso che in questo caso ci voglia la conferma di uno "scienziato" per capire che le cose stanno in certi termini e non altri...

Se un tanker chimico vola al di sotto di uno stratocumulo, a quale quota vola? Diecimila metri? No, 2.000.

Ancora...

Se identifico ed osservo distintamente un tanker ad occhio nudo (distinguo bene le 4 luci di segnalazione che ne disegnano la sagoma - vedo anche gli executive da 19 metri), nonostante la nebbia di ricaduta chimica, sono un Superman o veramente l'aereo vola basso?

Ed ancora...

Calcolando la propagazione del suono, si può dedurre, dai decibel misurati, la quota di sorvolo del demone alato.

Si parta dal presupposto che le frequenze sonore emesse da un aereo vanno tipicamente da 1000 a 3000 Hz.

Considerando che a livello del mare tipicamente abbiamo 1020mb = 102000 Pa di pressione, mentre a 5.000 metri di quota tipicamente 51000 Pa, e a 10.000 metri di quota solo 25000 Pa è possibile verificare che l'attenuazione per chilometro raggiunge facilmente i 27/29 db/km.

Si veda qui.

Quindi i famosi 6 db/km validi per rilevare i suoni prodotti da aerei ancora in prossimià del terreno non sono validi ad alta quota.
Questo è il motivo per cui gli aerei molto alti non possiamo percepirli, mantre solo quelli a quote inferiori alle quote convenzionali degli aerei di linea sono udibili da una persona a terra.

Ecco quindi che i grafici postati a suo tempo, soddisfano questa trattazione... infatti essi mostrano che i livelli sonori di picco nei pressi di un aeroporto, sono di circa 80db, quando l'aereo è al massimo a 800 metri di quota. NON E' QUINDI POSSIBILE PERCEPIRE 75 db DA UN JET A 10.000 METRI COME I DISINFORMATORI DI PROFESSIONE ANDAVANO SPARANDO AI 4 VENTI, ORGOGLIOSI.


Come vedi, potrei andare avanti sino a domani con altri esempi.

Solo una comunità scientifica corrotta sino al midollo può proseguire nel negare certe evidenze e nel non accettare un serio confronto sui fatti e non su delle supposizioni.

cieliazzurri ha detto...

Ciao, sono molto contento. Verrà un articolo coi fiocchi. E prima o poi verrà accettato!

Desumere la quota di volo con le dimensioni del ccd è un ottimo metodo.

I problemi di questo metodo, come ovviamente saprai, sono il riconoscere bene il modello di aereo (passando da un aereo di lunghezza 50 m a uno di 70 m, come hai sottolineato, la quota desunta cambia tanto) e poi l'incertezza sulla effettiva lunghezza focale e dimensione del ccd.
Il rapporto tra i due valori può comunque essere determinato sperimentalmente con una retta di taratura. Sulle brevi distanze, il rapporto distanza focale/lato CCD che ho calcolato sperimentalmente per la mia macchina è minore di quello calcolato con i dati della macchina, quindi i dati della macchina mi portavano a sovrastimare la quota.

Vorrei però tarare la macchina in una situazione più vicina a quella della foto di un aereo. Fotografare ad esempio un monumento di 30 metri a distanza di un chilometro.
La retta di taratura eviterebbe il commento del referee sull'incertezza della distanza focale.

Per quanto riguarda le foto o i video di aerei al di sotto di nuvole basse, o anche medie, sono anch'esse indiscutibilmente un'ottima prova.

Per quanto riguarda la propagazione del suono non ho ancora affrontato l'argomento, per cui mi leggerò la letteratura relativa. L'argomento sembra interessante.

Pensiamo allora bene a cosa mettere nell'articolo. Una regola generale è che un dato confermato da tecniche diverse è un dato più forte. Ad esempio laser + ccd nello stesso aereo.
Aereo collimato, stima 3500. Analisi ccd, stima 3000. Il dato inizia a essere pesante.

Rosario Marcianò ha detto...

Ciao carissimo. penso che, ogni caso, sarà opportuno che ci si senta anche su Skype, laddove ogni idea può essere espressa... al volo. Mi trovi come tente: Straker61

Rosario Marcianò ha detto...

Perfetto. Mi sovveniva anche l'esperimento svolto con Google Earth. Si prenda uno yackt da 55 metri e lo si confronti con un velivolo di pari misure in apertura alare. Si fotografino sia l'uno che l'altro a distanza definita sul software sopra detto. Inutile dire che ho potuto verificare che un velivolo da 55 metri di apertura alare, non si vede che come un puntino indistinto, una volta posto a 10.000 metri, sia nella realtà sia su Google Earth.

Per confrontare schemi e misure, si può far conto su questo sito

L'ironia della sorte vuole che un sito web che spaccia spudoratamente le chemtrails per contrails, può esserci utile. Perlomeno essi non esprimono giudizi e non scrivono fandonie, come fanno invece in molti da queste parti. Il paese di Dante Alighieri è oggi la patria involontaria di "attivissimi" personaggi che nulla sanno fare, fuorché diffamare.

cieliazzurri ha detto...

Ciao!
Anche io ho usato google earth per misurare la distanza per calibrare la macchina.
Bisognerà poi verificare che errore dà la misurazione delle distanze con google earth per fornire un dato il più preciso possibile. Non ho idea quanto google earth sia preciso.

Su airliners ho trovato molte informazioni ed anche sui siti della boeing e dell'airbus. Con una foto chiara e un po' di pazienza si riesce a identificare il velivolo e quindi le dimensioni reali. Se poi è un quadrimotore è ancora più semplice visto che non sono tantissimi (ma neanche pochi).

Allora ci sentiamo su skype.
Ciao

Rosario Marcianò ha detto...

Ti rispondo subito. Google Earth ha un margine di errore di 60 cm.

Gli aerei impegnati sono principalemnte i seguenti:

- Executive
- MD-80 e modelli derivati
- KC-135
- KC-10
- 777 (i nuovi 50 acquistati di recente dal governo Prodi)
- 707
- 747
- Galaxy

Rosario Marcianò ha detto...

Se vuoi dettagli precisi su Google Earth, chiedi comunque a Saimon. Lui è il massimo esperto attualmente reperibile per quanto riguarda:

- Google Earth
- Propagazione suono
- Diagrammi sulla formazione delle contrails (ma vedo ache anche tu sei molto bravo).