In questo articolo descrivo le modalità della ricerca sulle scie chimiche che ho adottato nel mio lavoro, puntando l'attenzione soprattutto sulla differenza tra ipotesi di lavoro e risultato di una ricerca
1. Introduzione
Lo scopo del blog "
Scie persistenti su Milano" è presentare e discutere risultati di una ricerca originale atta a verificare se le scie chimiche esistono.
Durante la stesura dei mie articoli ho dato quasi per scontato che concetti quali ipotesi di lavoro, verifica, esperimenti, prove, risultati, fossero concetti ovvi. Ma col passare del tempo ho capito che non è così.
Mi sono infatti reso conto che il metodo di ricerca che utilizzo per la mia personale investigazione sulle scie chimiche non è nulla di scontato o ovvio, ma anzi è qualcosa che non fa parte della normale formazione di una persona e verso il quale abbiamo delle innate resistenze.
Ho pensato allora che potrebbe essere utile spiegare brevemente come sia strutturato il mio lavoro di ricerca applicato alla verifica dell'esistenza delle scie chimiche, sia per fornire una chiave di lettura dei miei articoli sia per fornire delle informazioni che potrebbero tornare utili indipendentemente dalla tematica delle scie di aereo.
2. La porta dal vetro smerigliato.
Per spiegare il mio lavoro di ricerca facciamo un esempio.
Immaginiamo di trovarci di fronte ad una porta chiusa. La porta, localizzata nel pianerottolo di un piano del nostro stabile è particolarmente bella, emana strane ed affascinanti luci. E' fatta in parte in legno ed in parte di vetro smerigliato dal quale si può intravedere, a fatica, cosa c'è al di là della parete.
La porta misteriosa.E' notte fonda e si sente un rumore, forte, arrivare da questa porta. Sono due giorni che si sente quel rumore. Avvicinandosi al vetro e appoggiandovi delicatamente la testa si riesce a intravedere e a sentire qualcosa, ma è difficile dire cosa ci sia al di là della porta. Io però vorrei saperlo. Questa porta mi incuriosisce. Voglio scoprire cose c'è al di là, cosa succede, e perché si continua a sentire quel rumore. Magari potrebbe anche esserci qualcuno in pericolo! Ah, dimenticavo di dire che la porta è ovviamente chiusa a chiave e non ha il campanello (e se si bussa nessuno apre) ;-)
Cosa faccio allora? All'inizio faccio una cosa semplice. Guardo la porta, osservo e spontaneamente nasce in me una prima semplice impressione: "Secondo me dietro quella porta c'e' gente". Poi, col passare del tempo, la mia impressione si rafforza. Il suono di una musica martellante, ossessiva, mostra che potrebbe esserci una festa. Le luci soffuse che si intravedono attraverso il vetro lo confermano. Si intravedono delle ombre in movimento e sembra addirittura che le persone ballino. Ecco che allora elaboro una ipotesi di lavoro basata sulle mie osservazioni: "Al di là del muro potrebbe esserci una festa".
Bene. Ma che valore ha questa ipotesi? Al momento nessuno. Devo trovare infatti il modo di dimostrare che la mia ipotesi corrisponda a verità. Devo essere ben sicuro che la mia ipotesi sia giusta perché davvero potrebbe esserci qualcuno in pericolo!
Bene. Come faccio allora? Semplice. Elaboro una procedura di analisi riproducibile che mi permetta di ottenere una dimostrazione della mia ipotesi.
Per esempio, introduco una telecamera a fibre ottiche da sotto la porta e catturo delle immagini. Raccolgo le immagini e le analizzo. Le foto mostrano persone che ballano. Ottimo. E' inequivocabile! C'e' una festa dietro a quella porta. Ho dimostrato la mia ipotesi. Ho trovato la prova che le mia ipotesi era corretta! Nessun pericolo.
Prima di comunicare agli altri inquilini cosa succede dietro quella porta, faccio comunque vedere i miei risultati ad altre persone per essere ben sicuro che il mio dato sia corretto.
Ok. Adesso, sulla base dell'evidenza sperimentale, posso proporre una spiegazione del fenomeno osservato: "Nessun pericolo e nessun mistero. Dietro la porta ci sono 10-20 persone che ballano e festeggiano qualcosa". E' una spiegazione forte perché si basa su evidenze sperimentali (le foto). Fino a che qualcuno si impegnerà in una ulteriore verifica della ipotesi, questa spiegazione sarà ritenuta valida da tutti i condomini. Possiamo tornare a dormire.
Ammettiamo ora che a sorpresa arrivi davanti alla porta Altotas, che non crede alla storia della festa. Lui aveva un'altra impressione. Certo io ho le prove, ho le foto, ma lui non ci crede, dubita! Altotas, esasperato e preoccupato dal baccano che arriva dalla porta elabora un esperimento migliore per scoprire la verità. Tira giù la porta col tritolo. :-/
Bene. Un bel botto e la porta non c'è più! Altotas ora è entrato. E cosa c'è, cosa vede?Ahi ahi ahi! Non c'è nessuna festa! Non c'e' proprio nessuno. La stanza è deserta. Ma c'è un enorme televisore al plasma.. lasciato acceso. E c'è un film, un musical, continue scene di persone che ballano e cantano. E' la introduzione di un film in DVD che continua ripetersi.. qualcuno ha visto un film, se ne è andato e si è dimenticato di togliere il DVD.
Molto bene. La mia spiegazione del fenomeno, ritenuta valida fino a questo momento, è crollata, inesorabilmente. Una nuova spiegazione la ha scalzata sulla base di evidenze fortissime.
La televisione è stata spenta. Ora regna la quiete nel pianerottolo.
3. Le fasi della ricerca
L'esempio testé citato mostra come è strutturato il lavoro di ricerca. Osservo un fenomeno (la misteriosa porta a vetro) che mi affascina e mi preoccupa, e sulla base di mie osservazioni elaboro una ipotesi di lavoro che cerca di spiegare il fenomeno (c'è una festa). Conscio che si tratta solo di una ipotesi mi impegno a dimostrare tale ipotesi con un esperimento. Questo perché il nostro obiettivo è scoprire veramente cosa c'è al di la del vetro, non fermarci alle apparenze, non fermarci alle prime impressioni. No. Vogliamo la verità.
Faccio allora la mia verifica e ottengo un risultato che conferma la mia ipotesi. Mostro i risultati ad altre persone per verificare che non abbia commesso errori e finalmente posso proporre una spiegazione del fenomeno che si basa su evidenze sperimentali, la migliore spiegazione che possiamo dare al meglio delle nostre conoscenze. Tale spiegazione rimarrà valida fino a che una nuova e più forte spiegazione non la scalzerà.
Riassumendo, queste sono le fasi della ricerca:
1) Osservazione di un fenomeno che ci interessa e che vogliamo comprendere.
2) Elaborazione di una ipotesi di lavoro che spieghi il fenomeno sulla base delle nostre osservazioni
3) Dimostrazione della validità della nostra ipotesi.
4)Ottenimento di un risultato.
4a) Controllo dei nostri risultati da esperti del campo.
5) Elaborazione di una spiegazione del fenomeno sulla base dei risultati ottenuti dal nostro lavoro di verifica.
6) Ulteriore eventuale verifica della nostra spiegazione e possibile elaborazione di una nuova spiegazione che scalza la precedente
Le fasi della ricerca sono riassunte anche nella seguente figura.
Le fasi della ricerca.
Deve essere ben chiara a questo punto la distinzione tra ipotesi di lavoro e spiegazione del fenomeno, i due riquadri cerchiati nella figura. Tali fasi sono ben distanti tra di loro e fanno parte di due momenti ben distinti della ricerca (la divisione in momenti è indicata dalla linea orizzontale che divide in due lo schema; si ha un primo momento in cui siamo ancora nel regno delle ipotesi, e una secondo momento in cui entriamo nel regno delle prove dimostrate).
Una ipotesi allora non è la spiegazione del fenomeno ma è solo una possibile spiegazione del fenomeno che proponiamo in base alle nostre osservazioni, ben consci che tale ipotesi andrà dimostrata.
Fino alla dimostrazione, la nostra ipotesi non ha valore probatorio. Una volta verificata, la nostra ipotesi acquista, o perde, peso e validità e permette di elaborare una spiegazione del fenomeno.
Si possono fare tutte le ipotesi del mondo (ovviamente sensate, logiche) ma bisogna sempre essere ben chiari e distinguerle dai risultati della ricerca. Anche perché si rischia di comunicare idee sbagliate. E' quindi doveroso essere chiari se quanto si propone riguardo un fenomeno sia una ipotesi o una spiegazione basata su fatti concreti e dimostrati.
C'è infine da dire che qualcuno potrebbe passare direttamente dalla ipotesi di lavoro alla spiegazione del fenomeno. Magari si potrebbe anche aver ragione, ma il rischio di sbagliare è enorme. Senza verificare la propria ipotesi, si rischia di proporre una spiegazione che al minino soffio di vento crolla inesorabilmente come un fragile castello di carte. Non vedo quale sarebbe la utilità di tale procedura. E' infatti doveroso dimostrare una propria ipotesi prima di proporla come spiegazione di un fenomeno ed è doveroso proporre spiegazioni dei fenomeni che siano forti, le migliori possibili. A chi interesserebbe infatti proporre prove deboli? Non avrebbe alcun senso!
La dimostrazione chiara, forte, della nostra ipotesi minimizza il rischio di comunicare informazioni errate, anche se è ovvio che gli errori (vedi la spiegazione della festa) sono sempre possibili.
4. La ricerca sulle scie chimiche
Proviamo adesso a riportare tutto questo discorso in un esempio concreto di ricerca sul campo. Vediamo in particolare lo schema della ricerca che ho effettivamente svolto nell'ambito del progetto Scie persistenti su Milano durante più di un anno di osservazione del cielo della mia città.
1) Osservazione di un fenomeno: Guardo il cielo e il cielo mi sembra un pochino strano, ci sono scie che non mi sembrano normali.
Fotografia dell cielo di Milano in un giorno di scie (la fotografia è stata processata per mettere in risalto le scie).
2) Elaborazione di una ipotesi di lavoro: le scie che osservo non sono normali, potrebbero essere scie chimiche.
3) Verifica della mia ipotesi. Attraverso l'analisi di foto e video del cielo e l'analisi dei dati atmosferici ho verificato se le scie osservate rientrassero nella teoria scientifica delle normali scie di condensazione. Se le scie non dovessero rientrare in tale descrizione: o è errata la teoria delle contrails, o sono cambiate le leggi della fisica, o le scie osservate sono non normali.
4) Risultati della mia verifica. Ho ottenuto due tipi di risultati :
-Risultati che vanno contro la ipotesi delle scie chimiche:
a) assenza di evidenze di scie a bassa quota; le scie si trovano a normali quote di volo;
b) assenza di evidenze di "tanker" militari che rilasciano scie; gli aerei identificati che rilasciano scie sono tutti aerei di linea.
-Risultati che vanno nella direzione di una anomalia nelle scie:
c) evidenze di possibili oggetti sferoidali in apparente prossimità di scie;
d) osservazioni di scie persistenti o espanse quando i dati di umidità atmosferica non permettevano l'esistenza di tali scie all'ora dell'osservazione.
A questo punto, con questi quattro principali risultati che ho raccolto potrei proporre una descrizione del fenomeno scie. Potrei cioè trovare una spiegazione di quanto osserviamo in cielo che sia congruente con tutti e 4 i risultati delle mie ricerche. Dovrei cioè far "fittare" tutti i miei dati in una spiegazione del fenomeno scie.
Solo che.. ancora non posso farlo! I risultati riguardanti le sfere e la persistenza devono infatti essere ancora verificati da altri ricercatori. Manca il punto "Controllo dei risultati dei nostri esperimenti da esperti del campo". Si tratta di argomenti particolarmente difficili ed il parere di un esperto del campo è assolutamente necessario prima di pronunciarsi.
Di conseguenza restiamo al momento in attesa del parere di esperti del campo, soprattutto sulla questione persistenza.
5. Conclusioni
In tutto questo discorso alla fine la cosa importante è solo una: ma chi è che si è si è dimenticato di spegnere il lettore DVD?? ;))
E poi... cosa vedo.. attenzione.. nella stanza con la TV c'e' un'altra porta, col vetro smerigliato... E adesso voglio vedere cosa c'è dietro questa nuova porta..
Ringraziamenti
Ringrazio Depa Billaba per la fotografia della porta misteriosa e Altotas per averla buttata giù!
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