martedì 12 febbraio 2008

Il riconoscimento del modello di un aereo. Considerazioni sul metodo per la stima della quota di volo di un aereo da una fotografia

Questo articolo viene pubblicato dopo revisione da parte del Dott. F. Orsini.

Introduzione


La verifica dell'esistenza delle scie chimiche, obiettivo specifico di questo blog, passa anche attraverso la stima della quota di volo di un aereo che rilascia scie. Se alla quota di volo stimata non è prevista la formazione di scie, siamo di fronte a una possibile anomalia su cui investigare.
Uno strumento che possiamo facilmente utilizzare per la stima della quota di volo di un aereo è la macchina fotografica.
Straker ha precedentemente descritto il metodo [1] per la stima della quota di volo di un aereo da una fotografia, che permette di valutare la distanza che intercorre tra la macchina fotografica e l'aereo, e di conseguenza, in base all'angolo di elevazione col quale la foto è stata scattata, la quota di volo del velivolo.
Se l’aereo passa sulla nostra verticale è sufficiente conoscere la distanza tra noi e il velivolo per stimare la quota, senza bisogno di misurare l’angolo.
Per stimare questa distanza è necessario conoscere una serie di dati della macchina fotografica, della foto in studio e del modello di aereo fotografato, ed applicare una semplice proporzione matematica.
Un passaggio cruciale di questa metodica è proprio il riconoscimento del modello di velivolo fotografato poichè, per stimarne la quota di volo, è necessario conoscerne le dimensioni esatte.

In questo articolo mostro come effettuare il riconoscimento del modello di un aereo attraverso l'analisi di una sua fotografia (per aerei fotografati sulla verticale), portando un esempio di riconoscimento e stima della quota di volo di un velivolo fotografato nei cieli di Milano. Effettuo inoltre alcune considerazioni sul metodo di stima della quota.

Metodi e analisi dei dati

Per prima cosa dobbiamo munirci di una macchina fotografica, preferibilmente con mirino e con maggiore zoom ottico e megapixel possibile. Il mirino è necessario perché senza di esso risulta molto difficile inquadrare un aereo. Elevato zoom ottico e tanti megapixel permettono di ottenere foto ben risolte.
Per l'esempio portato in questo post ho utilizzato una fotocamera digitale Lumix FZ18.
Settiamo poi la macchina in modo che la risoluzione delle foto sia la maggiore possibile.
A quel punto, passa un aereo, lo vediamo avvicinarsi.

Prendiamo la macchina fotografica. Settiamo inizialmente lo zoom al minimo, giusto per inquadrare il velivolo. Una volta inquadrato il velivolo, aumentiamo lo zoom fino al massimo. L’apparecchio è ora nel centro del nostro mirino.
Scattiamo la foto. In questa fase due cose sono di fondamentale importanza: i) effettuare più scatti, poiché l’autofocus non sempre lavora bene fotografando oggetti così lontani e, soprattutto, ii) fotografare l’aereo quando è sulla nostra verticale, perchè così facendo non si pone il problema della misurazione dell'angolo ed è possibile effettuare agevolmente il riconoscimento dell'apparecchio (vedi oltre). Questo vuol dire posizionarsi, ahimé, con la schiena flessa all'indietro in modo che la lente della macchina sia parallela al suolo.

Abbiamo scattato un po' di foto. Selezioniamo quella più a fuoco e più sulla verticale.



Abbiamo scelto questa foto. Dobbiamo ora capire di che modello di aereo si tratta, perchè come detto abbiamo bisogno di conoscerne le dimensioni reali. Ingrandiamo allora il velivolo.



Puliamo l’immagine e miglioriamo i livelli di colore.


I colori sembrerebbero quelli inconfondibili della compagnia EasyJet. Questo fatto ci aiuta molto perché la EasyJet ha nella sua flotta solo Airbus 319 e Boeing 737 (dato a settembre 2007) [2]. In generale, riconoscere la compagnia aerea di un aereo di cui vogliamo conoscere il modello è un aiuto essenziale in caso di dubbi. E' sufficiente infatti verificare quali modelli di aereo siano in possesso della compagnia per restringere il cerchio dei modelli possibili. Adesso dobbiamo verificare il modello dell'aereo presente nella nostra foto. Un occhio esperto già sa di che aereo si tratta, ma vediamo di procedere con calma. Quello che bisogna fare per identificare il velivolo è sovrapporre la fotografia del bimotore in studio ai disegni in scala di tutti i modelli di bimotore in circolazione. Solo lo schema corrispondente al modello dell’aereo in studio combacerà con la fotografia. Nel nostro caso l'operazione è resa più semplice dal fatto che si tratta quasi certamente di un EasyJet e quindi di un a319 o un b737.
I disegni in scala degli aerei si trovano facilmente su internet. Per la Boeing ad esempio, sul sito ufficiale si trovano tutti i disegni.
Per la sovrapposizione della foto ai disegni utilizzo il software Adobe Photoshop Elements.

Ora, prima di effettuare la sovrapposizione è di fondamentale importanza effettuare due operazioni. E' necessario ridimensionare la fotografia e i disegni in scala in modo che abbiano le stesse dimensioni in pixel. È inoltre necessario tagliare la foto e i disegni allo stesso modo (per consuetudine taglio la figura alla base dello stabilizzatore orizzontale e ridimensiono l'immagine a 200 px).

Ecco quindi nell'immagine posta qui di seguito la foto del nostro aereo ed i disegni in scala del Airbus 319, del Boeing 737-700 e dell'Airbus 320, un velivolo molto simile al A319 che utilizziamo come controllo, tagliati allo stesso modo, ridimensionati a 200 px e pronti per la sovrapposizione. Ovviamente il nostro aereo è visto dalla pancia mentre i disegni sono visti dal dorso.



Sovrapponiamo adesso la nostra foto ai disegni in scala come spiegato sopra. La foto è sovrapposta mantenendo un'intensità pari al 50% dell'originale:



Osservando con attenzione questa immagine (si consiglia di cliccare sull'immagine per ingrandirla) si può facilmente notare che la sovrapposizione più efficace è quella con il disegno dell’a319 mentre negli altri casi sono presenti numerose differenze. Alcune di queste differenze sono evidenziate nella figura sottostante (la luminosità e il contrasto dell'immagine sono stati migliorati):



(a): lo stabilizzatore orizzontale dell'a320 appare significativamente più stretto di quello dell'aereo in studio; (b): le ali dello schema del a320 appaiono più strette di quelle del velivolo in studio e gli attuatori laterali dei due apparecchi non si sovrappongono; (c): i tre attuatori (arancioni) dell'aereo in studio sono sfasati rispetto a quelli del 737-700.

Questi dati mostrano dunque che un a319 con una bella scia è passato sopra la mia casa. Questo aereo è lungo 33,84 metri.

Adesso stimiamone la quota di volo utilizzando la formula [1]*:

Quota di volo = sena*df*da*r/(pxa*d)
dove

a = angolo di elevazione;
df = distanza focale in millimetri;
da = dimensione aereo in metri;
pxa = pixel aereo nella foto;
d = base ccd in millimetri;
r= risoluzione immagine in pixel (base).

Questi sono i dati in nostro possesso:

a=90°;

df = 83 mm;
da = 33,84 m;
pxa = 154 px**;
d = 5,76 mm;
r = 3264 px;

Si ha dunque che:

distanza
= sen 90*83*33,84*3264/(154*5,76)= 10335 metri

Il nostro Airbus 319 EasyJet stava volando ad una quota stimata di 10335 metri, una normale quota di volo.

La foto è stata scattata l’8 febbraio 2008 alle ore 13:45. Riporto per completezza il diagramma di Appleman [4]*** della giornata:



Il diagramma mostra che a 10420 metri c’erano le condizioni atmosferiche idonee per la formazione di scie di aereo.

Discussione


Vediamo adesso di effettuare alcune considerazione su questo metodo di stima della quota di un velivolo (ricordo anche che è di fondamentale importanza utilizzare sempre occhiali da sole quando si fotografano aerei).

i) Se fotografiamo un velivolo che non è sulla nostra verticale è necessario misurare in qualche modo l’angolo di elevazione. La misurazione dell'angolo potrebbe essere effettuata dotandosi di una livella digitale e segnando il valore dell’angolo a cui si trova la macchina fotografica prima dello scatto.

ii) Le dimensioni del ccd delle fotocamere non sono semplicissime da ottenere. Il manuale di istruzioni o il sito internet della casa produttrice della macchina fotografica di solito riportano le dimensioni in frazioni di pollici del ccd. Da queste dimensioni è possibile risalire alla dimensione in millimetri della base del sensore del ccd utilizzando la tabella contenuta in questo sito: Sensor Sizes.

iii) La sovrapposizione efficace della foto con lo schema indica che la macchina fotografica utilizzata per l'esempio riportato in questo post permette di effettuare foto di velivoli in movimento, distanti parecchi chilometri senza evidenti distorsioni nella forma del velivolo.

iv) La quota calcolata può talvolta essere sovrastimata perchè non siamo sicuri di essere sulla verticale esatta. Se l'angolo di elevazione del nostro esempio fosse stato in realtà di 80°, la quota stimata si ridurrebbe a 10177 metri. Fotografando aerei sulla nostra verticale senza livella, e utilizzando nella formula un valore dell'angolo di elevazione di 90°, sarebbe dunque bene considerare un errore del 1,5%.

v) Siamo sicuri che la dimensione del ccd e la distanza focale riportata dal produttore della macchina fotografica utilizzata siano quelle giuste? E che quindi portino ad una stima corretta della distanza?
C’e’ solo un modo per saperlo. Tarare la propria macchina fotografica. Fotografare cioè un oggetto di dimensioni note a distanza nota, e calcolarsi il rapporto distanza focale/CCD e confrontarlo con i dati riportati dal produttore.
Nel caso della macchina fotografica utilizzata per fotografare l'aereo in studio, l'ho tarata fotografando un oggetto di 25 metri a una distanza nota di 1279 metri, ottenendo una distanza calcolata di 1264 (i dati del produttore sottostimerebbero di un 1,19% rispetto alla distanza misurata). Il rapporto calcolato df/ccd di 14,4097 contro un rapporto dichiarato di 14,5768. Una discreta corrispondenza. A questo punto devo decidere se utilizzare nei miei calcoli il dato calcolato o il dato dichiarato. Quale è più corretto? Di certo il dato sperimentale può risentire di errori e imprecisioni di misurazione. Vista comunque la corrispondenza tra i due valori, posso utilizzare tranquillamente il dato riportato e per sicurezza considerare un errore dell'1%.

vi) E' estremamente importante essere sicuri di aver identificato il modello di velivolo giusto. Le dimensioni degli aerei variano di tanto. Nel caso dei bimotori, dai 33 metri dell'a319 a più di 60 metri per l'A330-600. Utilizzare nella formula una lunghezza reale dell'aereo che non è quella effettiva porterebbe a un enorme errore nella stima della quota. Ad esempio, se avessi identificato il velivolo in questione come un a300, lungo 54 metri, avrei ottenuto una quota di oltre 16 000 metri!

vii) Bisogna ricordarsi di aggiungere alla quota stimata, la quota a cui si trova il fotografo. Quello che calcoliamo è infatti la distanza macchina fotografica-aereo, ma a noi interessa la distanza aereo-suolo.
Se fotografo ad esempio un aereo dalle terrazze del Duomo devo ricordarmi di aggiungere una settantina di metri alla quota stimata :)

viii) La precisione osservata alla distanza di taratura è mantenuta anche quando fotografiamo oggetti posizionati a distanze circa 10 volte maggiori?.
Io mi aspetto di sì. I parametri della macchina rimangono uguali sia a 1200 che a 10000 metri e la qualità delle foto ottenute a distanze considerevoli non presenta evidenti distorsioni nelle forme.
Per esserne tuttavia sicuri e correggere un eventuale errore, sarebbe necessario effettuare dei controlli fotografando aerei in volo - a quota nota - sulla verticale e confrontarne il dato stimato con il dato reale, oppure fotografare da altezze di 5-10mila metri oggetti di 30-50 metri situati a terra (ad esempio da una mongolfiera sportiva). Si potrebbero anche fotografare oggetti situati davanti a noi, di dimensione nota e ad una distanza di 5-10mila metri (cosa non semplicissima).

Conclusioni

In conclusione, una macchina fotografica sottoposta ad un processo di taratura, possibilmente su distanze di parecchi chilometri, che permetta di effettuare delle fotografie di velivoli in movimento senza evidenti distorsioni delle forme, è un prezioso strumento che può fornirci delle utili indicazioni sulla quota di volo di un aereo il cui modello sia stato efficacemente riconosciuto.

Note


*La formula si ricava così: 3264 pixel (numero di pixel di cui il lato maggiore della foto è composto) sono distribuiti su un sensore CCD il cui lato maggiore misura 5,76 mm. Un px ha quindi le dimensioni fisiche di 5,76/3264 mm. L’aereo misura nella fotografia 154 pixel, quindi ha una dimensione fisica nel ccd di 154*5,76/3264 mm
Dobbiamo adesso calcolare con una semplice proporzione la distanza focale (che è la distanza tra la lente e il ccd) alla quale l’immagine fisica sul CCD corrisponderebbe alle dimensioni reali del velivolo. Tale distanza corrisponde alla distanza tra noi e l’oggetto. La proporzione è la seguente: 33,84 m : x m = 154*5,76/3264 mm: 83 mm. Si ottiene quindi che X =33,84*83*3264/(5,76*154) = 10335 metri.
**La dimensione in pixel di un oggetto in una foto si può facilmente calcolare con vari programmi. Io utilizzo ImageJ [3], programma di analisi e processamento immagini opensource pratico e veloce.
***Per la spiegazione del diagramma di Appleman si veda anche un precedente articolo pubblicato su questo blog [5].

Referenze


[1]
Desumere la quota di volo di un'aviocisterna chimica
[2]
EasyJet da Wikipedia
[3] http://rsb.info.nih.gov/ij/

Ringraziamenti


Ringrazio il Dott. F. Orsini per la lettura critica del manoscritto.

Nota sul copyright


Questo articolo può essere utilizzato e pubblicato ma senza che vi si effettuino modifiche di alcun genere (è vietata anche la pubblicazione parziale o per parti), indicando sempre l'autore e l'url di questo sito, con link cliccabile se collocato in siti web.
E' vietato l'utilizzo dell'articolo a fine di lucro.

27 commenti:

Anonimo ha detto...

qui nulla da segnalare eccetto un'aria gelida e l'allarme.... "estate a secco"!
estate prossima...non tra 20 anni!
personalmente potrò cavermela...a Tara ho una cisterna immensa e piena.....ma gli altri?
è un vero incubo!
un caro saluto
angela

cieliazzurri ha detto...

Ciao Angela, la situazione qui a Milano è invece di cielo senza scie da quattro giorni.

Anonimo ha detto...

credo ci sia qualche errore visto che è impossibile vedere un aereo che viaggia a 10000 metri

Rosario Marcianò ha detto...

Anonimo ha detto...
credo ci sia qualche errore visto che è impossibile vedere un aereo che viaggia a 10000 metri.


Anche per via del medium...

AirNav Radar Project

Rosario Marcianò ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Rosario Marcianò ha detto...

Avete notato che, nonostante l'alta pressione, non v'è traccia delle nuvole da bel tempo?

Avete notato la nebbia?

Avete notato il cielo impastato di bianco?

Il lavoro lo stanno facendo ugualmente, solo più alti ed è per quello che non li si vede (ma da satellite sì!).

In questi giorni stanno lavorando con le onde scalari. Questa è la verità. Le satellitari lo mostrano molto bene!

cieliazzurri ha detto...

Anonimo, come avrai letto nell'articolo, il sistema di stima della distanza, dopo taratura della macchina fotografica, è preciso. La precisione è indicata anche dall’assenza di distorsioni nelle forme e dall’ottima sovrapposizione della foto con lo schema.

Non sono a conoscenza di pubblicazioni che riportino quanto da te detto riguardo all'impossibilità di vedere (stiamo analizzando una fotografia effettuata con notevole zoom ottico, ma l’aereo fotografato si osservava facilmente anche a occhio nudo) oggetti di 33 metri distanti 10000 metri, di conseguenza non so su cosa basi questa affermazione.

Straker, riguardo alla tua affermazione sulla presenza di onde scalari, non conosco l'argomento.

Anonimo ha detto...

cieliazzurri gli aerei chimici volano prevalentemente a bassa quota ( si vedono e si sentono chiaramente ) e nei giorni di pausa il traffico aereo a queste quote è assente. se fossero normali aerei di linea a 8000-10000 metri ci sarebbero ogni giorno

^DaNiEl^

cieliazzurri ha detto...

Daniel, l'obiettivo delle mie ricerche è verificare se esistono prove certe ed inattaccabili delle scie chimiche.
Perchè? Perchè prove forti ed inattaccabili non potrebbero essere messe in discussione da esperti della materia (fisici, meteorologi, esperti di analisi di immagine). Tali prove potrebbero allora essere presentate alle Istituzioni che sarebbero tenute ad affrontare la questione.
Impressioni e sensazioni forniscono importanti ipotesi di lavoro, ma queste ipotesi devono essere verificate in maniera rigorosa.

Come facciamo ad essere sicuri che le nostre prove siano inattaccabili? Tentando con tutte le nostre conoscenze di farle cadere.
Se rimangono in piedi, allora abbiamo trovato evidenze dell'esistenza delle scie chimiche che possiamo mostrare alla comunità scientifica sentendoci abbastanza sicuri che verranno accettate. Abbastanza, perchè, per lo meno nel mio caso, le mie conoscenze di fisica dell'atmosfera e di meteorologia non sono così buone da non poter escludere di aver tralasciato qualcosa.

Nel tuo commento hai trattato vari argomenti.

i) Tu dici che gli aerei chimici volano prevalentemente a bassa quota.
Ma cosa intendi per "bassa"? 2000 metri? 4000 metri? E come hai stimato la quota?
In base al fatto che vedi l'aereo?
Un aereo che vola a 10000 metri si vede bene. E un aereo con scia a 10000 metri, se le condizioni atmosferiche lo prevedono, non è una anomalia.
E' necessario fornire dati precisi relativi ad ogni singolo caso analizzato.

ii) Altro argomento toccato è il suono.
La stima della quota di volo di un aereo in base al rumore è una questione ben complessa che non ho ancora affrontato in maniera esaustiva.

iii) Da quanto hai scritto, ci sarebbero giorni dove volano aerei chimici a quote "basse" e giorni di pausa dove non ci sono sorvoli a quete quote.

Come detto, non so cosa intendi per basse e come stimi la quota di un aereo.
Tuttavia, se intendiamo quota bassa, una quota dove il diagramma di Appleman non prevede la formazioni di scie, non ho evidenze , nei casi fin'ora analizzati, di sorvoli di aerei con scia a tali quote intorno all'ora dei radiosondaggi su Milano.

Anonimo ha detto...

Questo è il modo giusto per affrontare l'argomento!
Era ora che qualcuno decidesse di prendere un'iniziativa seria che fonda le proprie basi sulla scienza e non sulle più strampalate teorie esistenti.

Ho frequentato molti forum dove si discute di scie chimiche ed è veramente difficle affrontare un discorso che sia basato sula scienza.

Visto che conosci un fisico che collabora ai toui articoli, mi piacerebbe conoscere il suo parere su tutta la vicenda.

Sono certo che le scie di cui parliamo sono normali scie di condensazione, tu puoi anche essere convinto del contrario ma finchè il tuo approccio sarà quello che stai dando in questo periodo avrai il mio apprezzamento a prescindere dalle tue idee in proposito.

Ciao
scie-nziato

cieliazzurri ha detto...

Ciao scie-nziato.
Il giudizio che diamo ad un approccio metodologico o ad una ricerca dovrebbe dipendere solo dalla coerenza del metodo e dalla correttezza dei dati presentati.

Detto ciò, tu sei certo che le scie di cui parliamo siano normali scie di condensazione.

Io invece non posso esserne certo. Posso trovarmi a vari livelli di certezza da 0% (scia chimica) a 100% (scia di ghiaccio). Ma non posso mai raggiungere il 100%. Per farlo dovrei prendere un pezzo di scia.

Tuttavia, esistendo al momento una sola descrizione scientifica delle scie di aereo, anche se non ho il 100%, identifico una scia diversa dallo 0% (cioè qualsiasi scia che non risulti anomala), come nuvola di ghiaccio. E' l'identificazione migliore, ma non è definitiva.

Una scia apparentemente normale potrebbe infatti essere benissimo chimica.
Potrebbero ad esempio esistere scie chimiche IDENTICHE alle scie di ghiaccio, ma fatte d'altro.
Solo che al momento non abbiamo una descrizione scientifica di questo fenomeno. E' una ipotesi non verificata. E non posso identificare una scia sulla base di una ipotesi non verificata.

Se qualcuno pensa che una scia apparentemente normale sia in realtà una scia chimica lo deve dimostrare.
E ci sono solo due modi per farlo: campionamenti o analisi spettroscopiche.
Io al momento non ho queste possibilità. Posso solo analizzare foto, video e dati di radiosondaggi.

Per quanto riguarda l'opinone sulle scie di Sua Eccelenza, interpellerò gli Uffici dell'Ambasciatore per verificare la sua disponibilità!

Anonimo ha detto...

Cieliazzurri,
sono fondamentalmente daccordo con quanto dici, ritengo più che giusto che una persona che trova strano tutte quelle scie in cielo si informi e cerchi di capirne qualcosa, senza escludere alcuna possibilità.
Purtroppo ci sono persone, anche tra quelle che hanno lasciato commenti qui, che associano tutti i mali del mondo alle cosidette scie chimiche, e sono proprio tali persone che con tali comportamenti non fanno altro che rendere ancora meno credibile tutta la faccenda.
E' un po di tempo che mi interesso dell'argomento e l'idea che mi sono fatto è che la maggior parte delle persone in buona fede che sono convinte del fenomeno scie chimiche hanno raggiunto tali convinzioni per la loro una scarsa cultura aeronautica; ovviamente non è colpa loro, ognuno si interessa a ciò che più gli aggrada. Non troverai piloti, controllori, meteorologi che ritengono possibile il fenomeno in se.
Riguardo ai prelievi in quota, nessuno al mondo li ha mai fatti, così come nessuno al mondo ha mai fatto una ripresa da bordo di un aereo in cui si riprenda una scia dall'alto in modo da avere l'indicazione esatta della quota.
Eppure organizzare un volo per fare una simile ripresa non è cosa difficile, io stesso posso fornire le autorizzazioni necessarie (almeno nnella zona in cui lavoro), ovviamente la cosa è semplice se le scie si trovano alle quote di cui spesso si parla (2-4km) se invece si trovano sopra i 9km (come quelle che ho sempre visto io)allora la cosa si complica, e di molto, perchè aerei che vanno a quelle quote costano molto e soprattuto perchè per operare a tali quote le cose si complicano anche dal punto di vista ddel controllo del traffico aereo.

ciao
scie-nziato

cieliazzurri ha detto...

Ciao scie-nziato.

Concordo col fatto che per occuparsi di scie di aereo è fondamentale avere una buona preparazione per lo meno nella descrizione scientifica della formazione delle scie di condensazione. Il che vuol dire leggersi tutte le pubblicazioni scientifiche che descrivono il fenomeno.
Se vogliamo infatti descrivere un fenomeno come "anormale" dobbiamo prima essere ben sicuri di cosa sia un fenomeno "normale".

Io stesso, all'inizio delle mie ricerche, non avevo una sufficiente preparazione nella materia ed ho commesso alcuni errori di valutazione.
Col passare del tempo, studiando con attenzione queste pubblicazioni e ripassando i concetti base di fisica dell'atmosfera, ho verificato la presenza di alcune incongruenze nella ipotesi delle scie chimiche, soprattutto per quel che riguarda la persistenza delle scie.

Per quel che riguarda il campionamento delle scie, ricordo che la sonda spaziale Stardust ha catturato campioni della cometa Wild2 e di conseguenza mi aspetto che si possa riuscire a raccogliere anche campioni di una scia a 8-10mila metri.

A tal proposito, cito il lavoro di Knollenberg del 1972 (Knollenberg RG (1972) J atm sci 29, 1367-1374). In questo lavoro si studia la crescita dei cristalli di ghiaccio nelle scie di condensazione per mezzo di analisi spettroscopiche effettuate in quota.
Un aereo munito di uno spettrometro sulla fusoliera viene portato ad una quota idonea alla formazione di scie di condensazione, in un giorno che presenta le condizioni atmosferiche idonee. L'aereo produce una scia e torna sul luogo dove la scia è stata prodotta per analizzarla con lo spettrometro.
La tecnologia per le analisi spettroscopiche in quota c'e'quindi già dal 1972.

Il problema sarebbero ovviamente i costi. Chi potrebbe pagare queste verifiche?

Anonimo ha detto...

cieliazzurri,


Un campionamento a quote elevate (8 km e oltre) ha sicuramente dei costi notevoli e necessita di autorizzazioni particolari.

Quello che si potrebbe fare a costo molto basso, (forse nemmeno 200euro) è verificare se le scie che vediamo si trovano a quote basse (2-4km) quindi non campatibili con le contrails
Conosco già il risultato, so che che nessuno riuscirebbe a vedere una scia al disotto di 4km, perchè le scie di condenazione non si possono formare mentre quelle chimiche non esistono, guarda caso nessuno al mondo è riuscito a fotografare o riprendere una scia dall'alto mentre si trova a bordo di un piccolo velivolo che vola a quelle quote, eppure, come ho detto, il costo è ridicolo e la fattibilità molto elevata.
Non credi che una verifica simile potrebbe togliere molti dubbi sulle quote dei cosidetti velivoli chimici? Una volta verificata l'impossibilità di trovare scie a quote basse allora cadrebbero molte ipotesi, si indebolirebbe tutta l'impalcatura e il ruolo dei militari verrebbe diminuito, e di molto.

Il fatto che nessuno abbia fatto qualcosa di simile mi fa molto dubitare della buona fede di molti dei personaggi coinvolti in particolare quelli che gesticono siti, vendono libri, gadget e altro.

Mesi fa ho fatto delle verifiche, tutte le volte che vedevo un velivolo emettere la scia ne controllavo la quota ssul radar: erano tuttti sopra i 9000mt, praticamente tutti civili e ben conosciuti al controllo del traffico aereo. Poi facevo dei riscontri incrociati con quanto veniva descritto in siti dedicati alle scie chimiche da utenti che abitano nelle vicinanze dove lavoro , in qui forum venivano descritti tali voli come a bassa quota (2-4km) mentre io sapevo che non poteva essere in quanto ne avevo verificata la quota sul radar che ha un errore di +\- 30mt. Questo per dire che le sensazioni visive non sempre corrispondono alla realtà, per questo motivo ritengo importante una verifica sul campo delle quote delle scie noleggiando un velivolo che si porti a 4km di quota in modo da vedere con i propri occhi quante scie si vedrebbero sotto di esso.
Io sono certo che il risultato sarebbe uguale a zero.
Provare per credere.

ciao
scie-nziato

Anonimo ha detto...

Scusa dimenticavo di commentare il discorso sulla cultura aeronautica.

Quando dico che i grandi sostenitori del complotto scie chimiche non hanno cultura aeronautica non mi riferisco alle loro conoscenzee in campo fisico o sulla composizione dell'atmosfera.

Mi riferisco a cose molto più semplici che chiunque abbia volato per un po di volte è in grado di toccare con i propri occhi.
Per esempio ho sentito dire che le scie escono anche dalle ali, chi ha volato sa che non è vero, basta farsi assegnare un posto dietro l'ala per rendersene conto.
Così come non ci vuole molto a scoprire che durante i weekends i militari non volano, basta recarsi nei giorni festivi o prefestivi nei pressi di un aeroporto militare, contare i voli e confrontarne il numero con quello di un qualsiasi giorno feriale. Chi ha volato sa benissimo che l'atmosfera non è un pezzo di ferro, ma varia, anche repentinamente, da un punto all'altro tutti noi sappiamo cos'è la turbolenza e come questa si presenti all'improvviso e allo stesso modo se ne vada. Quindi chi ha volato sa che se una scia si interrompe all'improvviso non significa assolutamtne che sia chimica ma semplicemente che le condizioni atmosferiche che l'hanno generata all'improvviso non ci sono più, così come all'improvviso sparisce la turbolenza.

cieliazzurri ha detto...

Ciao Scie-nziato,

Per quanto riguarda la presenza di scie a bassa quota su Milano, dove effettuo le mie osservazioni, non ne ho evidenza.
Ritengo che il metodo di stima della quota di volo di un velivolo sulla verticale dall'analisi di una sua fotografia sia particolarmente affidabile. Ho effettuato un processo fine di taratura della mia fotocamera e ho ulteriormente migliorato la precisione.
Mi rendo adesso conto facilmente di quando un aereo è a 10 000 metri o a 4000 metri.
Ma se una persona non ha idea di come appaia un aereo a 10 000 metri concordo che si possano effettuare gravi errori di stima della quota.

In ogni caso non ho mai ottenuto dalla stima della quota di volo di un aereo con scia a Milano valori inferiori ai 7000 metri. Per cui, io neanche sentirei il bisogno di fare la prova da te proposta per verificare la presenza di scie a 4000 metri.
A meno che si creda alla ipotesi degli aerei in scala, ipotesi al momento non verificata e di cui non ho trovato evidenze.

I mie dubbi riguardano le scie rilasciate a quote di 8-10mila metri. E per quelle scie ci sarebbe solo il campionamento o la spettroscopia.

L'impalcatura delle scie chimiche a mio avviso è ancora debole perché mancano quelle prove forti e inattaccabili verificate da altri ricercatori.

Per quanto riguarda le scie interrotte, ho alcuni dubbi. In che modo si interrompe una scia di condensazione quando l'aereo entra in una zona di atmosfera dove non ci sono le condizioni per la sua formazione? Si interrompe di netto? O si interrompe in maniera graduale? O possono capitare entrambe le situazioni? Ho trovato ben poco al riguardo in letteratura.

Mi piacerebbe effettuare il seguente esperimento: noleggiare un aereo "sicuro" sul quale non abbiamo dubbi e volare in tutte le condizioni possibili e immaginabili, osservando da terra come si comporta la scia e farsi un database del comportamento della scia, in modo tale da avere un nostro controllo a cui riferirci durante le nostre osservazioni. Per quanto riguarda ad esempio le scie interrotte, se su 100 volte che la scia del nostro aereo si interrompe, questa si interrompe 100 volte in maniera graduale, ho dei dati forti su cui basarmi per affermare che una scia interrotta di netto possa essere chimica (ovviamente una scia dello stesso modello di aereo con gli stessi motori)

Purtroppo tale esperimento è un po' caro..

chemtrailslleida ha detto...

hi mate!
this post seems tobe very interesting...but I understand nothing...
is it posiibkle to be translated intoi english? I'll transalate it into spanish so spain would know about it....

greetings from lleida, spain

cieliazzurri ha detto...

Hi chemtrailslleida!
I will write the post in english. I think it is a good idea :)

chemtrailslleida ha detto...

thank you cieliazzurri

vibravito ha detto...

Ci sono due errori nella formula relativi ai valori della panasonic lumix fz18:
1) la distanza focale con zoom 18x è di 82,8mm anzichè 83mm;
2) la base CCD è di 8,128mm anzichè 5,76mm;

Con queste correzioni la distanza risultante è di 7306 metri anzichè 10335.
Inoltre volevo domandarti: come fai a dimostrare che in quella foto hai utilizzato lo zoom massimo 18x? Potresti fornire lo scatto originale con i dati exif che riportano la distanza focale, ma ci sono dei software che permettono di modificare tali valori. Per cui il problema è sempre lo stesso: non si è in grado di dimostrare che quello scatto è stato fatto con un determinato zoom.

cieliazzurri ha detto...

Ciao Vito, ci sono due errori nel tuo commento:

la distanza focale indicata dai dati exif è 83 mm
la base del ccd da specifiche è 1/2,5”
(5,76mm base-4,29mm altezza)

Tali valori possono essere anche stimati e verificati sperimentalmente tramite una divertente esperienza, per ottenere stime ancora più accurate.

Per la seconda parte del tuo commento, tu mostri un atteggiamento prevenuto, parlando di quei software. Ciò impedisce qualsiasi tipo di rapporto con me basato sulla fiducia, capisci?
Se vuoi avere con me un dialogo costruttivo, devi partire dal presupposto che le persone che scrivono su questo blog siano in buona fede. Se no è inutile che inizi una discussione critica.

In ogni caso, ti suggerisco una semplice soluzione: compri una FZ18, setti risoluzione e zoom max e fotografi gli aerei che passano sulla tua verticale.

Ma noi ci siamo conosciuti una sera alcuni mesi fa o sbaglio?

Ciao

Massimo

vibravito ha detto...

La distanza focale massima della tua fotocamera è 82,8mm. Questo è quello che dice la scheda della Panasonic che ho linkato nel mio commento precedente.
Sul discorso del rapporto dei 2/3 tra diagonale del sensore dichiarata e diagonale effettiva sarà necesario effettuare ulteriori ricerche. L'articolo che hai linkato è del 2003, resta da capire se le attuali fotocamere presentano ancora una simile differenza. Sulla mia fotocamera proverò a fare una verifica effettiva sul campo, ossia fotografando un oggetto a distanza di cui mi è nota la lunghezza. Appena va via la nebbiaccia farò le mie verifiche.

Non puoi venirmi a parlare di dialogo costruttivo, quando tra i tuoi siti amici ci sono persone che mi hanno dato del contaballe, del truffatore e via dicendo. Per non parlare di coloro che hanno pubblicato scambi mail privati.
Non puoi pretendere una fiducia incondizionata. Come dicono spesso alcuni tuoi nuovi amici: "Vogliamo le prove".

Confermo, ci siamo conosciuti qualche mese fa.

vibravito ha detto...

Sulle dimensioni effettive del sensore ho trovato un altro link più recente:

http://www.3megapixel.it/sample-hardware.pdf

E conferma le misure dell'articolo inglese del 2003. Per chiarezza riporto il paragrafo di nostro interesse:
Denominazioni delle dimensioni
Le denominazioni dei sensori usate comunemente si rifanno alle misure dei tubi catodici
dei televisori usata negli anni '50. E' un sistema antiquato che per qualche misteriosa
ragione è adottato ancora oggi per i sensori. La sigla che indica le misure del sensore non
ha una precisa relazione matematica con le sue dimensioni effettive ma fa riferimento al
diametro del cerchio di luce proiettato sul fondo della fotocamera.


A questo punto è corretta la tua valutazione iniziale. Scusami per la correzione inutile.

cieliazzurri ha detto...

Ciao, proprio perchè ci siamo conosciuti e abbiamo discusso di scie di persona, in maniera normale, civile, possiamo avere un dialogo costruttivo, ma tale dialogo deve essere basato sulla fiducia e sul rispetto. Non ci sono alternative. Se non si dà per scontata la buona fede dell’altro, non vi è possibilità di dialogo.
Se perciò sei interessato a discutere i miei dati e i miei risultati, la unica strada è quella.

Ciao

Massimo

MarcoVi ha detto...

Vibravito penso che un primo passo verso questa fiducia reciproca tra te e Massimo sia proprio un intervento di rettifica su tankerenemy visto cha hai riportato pari pari il commento inserito qui.

Un saluto,

Darkskies.

MarcoVi ha detto...

Per quanto riguarda la focale massima è corretto il valore di 82.8 anzichè 83. Ho verificato con il programma dos exiftool e la distanza focale è quella indicata da Vibravito. In termini di calcolo la quota stimata risulta inferiore di quella precedente di poche decine di metri (20 x la precisione). Il valore 83 è quindi frutto di un'approssimazione effettuata da windows.

saluti,
Marco Darkskies.

vibravito ha detto...

Non ci sono alternative. Se non si dà per scontata la buona fede dell’altro, non vi è possibilità di dialogo.

Queste parole dovresti andarle a dire a un certo tuo amico presente tra i blog che segui: nico-murdock.